#4 - Il futuro (europeo) della scienza aperta
Oggi parliamo del ruolo della scienza aperta nel futuro europeo e della possibilità di usare l'intelligenza artificiale per supportare l'open science
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Una scienza aperta per una società aperta
In un articolo intitolato How to avoid a further erosion of Academic Freedom in Europe, il prof. Peter Maassen, dell’Università di Oslo, discute della preoccupante erosione degli spazi di libertà della ricerca accademica in Europa, in riferimento all’Academic Freedom Monitor 2023 condotto dal parlamento europeo. Al di là di casi estremi di limitazione della indipendenza della ricerca - come quello ungherese - Maassen sottolinea la presenza di sempre maggiori ingerenze esterne nel mondo accademico, sia da parte di alcuni governi sia da parte di utenti che, attraverso i social, contribuiscono a screditare l’universo di chi fa ricerca. Il quadro che emerge dalle parole di Maassen mostra con chiarezza l’incapacità dei diversi soggetti politici di alcuni stati europei di comprendere come una limitazione della libertà di indagine equivalga non solo a mortificare la ricerca in quanto tale, ma anche a sottrarle uno dei compiti ‘politici’ più importanti per le comunità: promuovere la diversità di pensiero e l'innovazione.
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La scienza aperta nel prossimo parlamento europeo
Gli stessi timori di una ‘compressione’ degli spazi di libertà della ricerca sembra muovere una interessante iniziativa dell’EASAC, cioè l’European Academies' Science Advisory Council. L’EASAC è un ente formato dalle accademie scientifiche nazionali degli Stati membri dell'UE (e di Norvegia, Svizzera e Regno Unito) per fornire consulenza scientifica indipendente ai policy-makers della Comunità Europea. In vista delle imminenti elezioni per il rinnovo del parlamento europeo, l’EASAC ha rilasciato una open letter dal titolo molto significativo: The future of Europe depends on robust, open and free science and education.
La lettera sottolinea il ruolo che la Comunità Europea deve avere per promuovere, a livello internazionale, il carattere collaborativo dell’attività scientifica come modello virtuoso da applicare anche beyond academia. Difendere i principi della autonomia accademica e, soprattutto, dello scambio aperto; garantire condizioni di lavoro sicure e sostenibili per chi fa ricerca; investire nella ricerca scientifica come risorsa per alimentare un dibattito democratico vibrant and resilient sono i ‘compiti’ ai quali la lettera richiama il futuro parlamento europeo, ricordando come sia impossibile affrontare le sfide del futuro (il climate change, la perdita di biodiversità, le migrazioni, la sicurezza alimentare e la transizione energetica, etc.) senza un trustful dialogue between science, politics, civil society and economic actors
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L’IA a supporto della ricerca aperta
Nella newsletter #3 del 2 maggio, abbiamo parlato delle potenzialità della intelligenza artificiale per la ricerca aperta. In un articolo intitolato Shaping the Future of Research: Uniting AI and Open Science to Transform Scientific Incentives, il neuroscienziato Sean Hill individua con precisione tre challenges della ricerca aperta che potrebbero essere affrontate con l’aiuto della IA.
- mitigare la cultura del publish or perish, l’idea cioè che chi fa ricerca venga valutato più per quanto pubblica (e con che frequenza) che per cosa pubblica. Valorizzando e premiando la condivisione di dati e risultati negativi accanto alle pubblicazioni tradizionali, e quindi spostando l'attenzione dalla quantità alla qualità, i principi della scienza aperta incoraggiano ulteriormente, secondo Hill, una cultura in cui tutti i risultati di ricerca, inclusi dataset e esperimenti falliti, vengono riconosciuti, promuovendo un approccio più olistico al successo scientifico
- combattere le frodi scientifiche: la trasparenza intrinseca alla scienza aperta, unita alla capacità dell'IA di rilevare anomalie e plagi, crea un potente deterrente contro le pratiche non etiche. Rendere i dati di ricerca e le metodologie accessibili per la revisione pubblica supporta un sistema di autoregolamentazione e revisione paritaria molto più robusto, riducendo l'incidenza di attività fraudolente
- affrontare la mancanza di riproducibilità: i principi della scienza aperta supportano la condivisione e la replicabilità degli studi rendendo dati e metodologie di ricerca disponibili alla comunità scientifica. L'IA migliora questo processo facilitando l'abbinamento di dataset e metodologie , migliorando così l'affidabilità e la validità complessive delle scoperte scientifiche.
L’IA - soprattutto nelle sue forme sempre più accessibili e gratuite, come la recente GPT-4o, rilasciata da OpenAI - si configura quindi per chi fa ricerca non solo come tool di analisi dei dati testuali e come ‘assistente virtuale’ al quale assegnare compiti di organizzazione e razionalizzazione del lavoro ma, più in generale, come strumento a supporto delle strategie di ‘apertura’ di una ricerca che sia il più possibile inclusive, innovative and impactful.
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